Maurits Cornelis Escher (1898-1972), Il geniale artista olandese, famoso per il suo creare mondi impossibili dove non contano le nostre leggi della fisica, è fortemente legato a Siena e tante sue opere si ricollegano proprio alla nostra Pinacoteca, come recentemente sottolineato da Marco Bussagli. Difatti da giovane allievo della scuola di Architettura e Arti Decorative di Harlem, in Olanda, decise nel 1922 di soggiornare a Siena e proprio qui nell’agosto 1923 tenne la sua prima mostra “Bianco e nero”. Quello che però sconvolge è che quel suo peculiare utilizzo dello spazio con cui gioca matematicamente per creare illusioni, scomposizioni e ricomposizioni sembra trovare confronti e precedenti nell’arte medievale, certo concepita con altra percezione ed altri scopi. Pensate, come ricorda Bussagli, a quegli straordinari giochi “dentro/fuori” nella tavoletta del dossale senese dedicata a San Pietro di Guido di Graziano, in cui si narra la liberazione di San Pietro ad opera dell’angelo, oppure alla scena della Natività del Battista, nel paliotto dedicatogli da un ignoto maestro senese del Trecento. Forse ancora di più ci ricorda gli spazi artefatti di Escher la scena di destra della predella della Pala del Carmine di Pietro Lorenzetti, in cui Papa Onorio IV concede l’abito bianco ai carmelitani in sostituzione di quello barrato. Quante altre suggestioni avrà tratto Escher dalla visione dell’arte medievale senese?