Inchiostro deriva dal greco ἔγκαυστον da cui il latino encaustum che significa: cotto (caustum) dentro (in)!
Questo perché uno degli inchiostri più comuni nel passato era il nerofumo che si otteneva appunto bruciando legno e resti animali in un contenitore con coperchio. Questo impediva, almeno parzialmente al fumo di uscire e la fuliggine si depositava sul coperchio stesso e sulle pareti del contenitore, veniva quindi raschiata via e mescolata con acqua per poi scrivere.
La gran parte dei documenti medievali però fu scritta con un altro tipo di pigmento, l’inchiostro di galla!
La galla è una prominenza che si forma sulla superficie di alcuni tipi di albero (es. La quercia) quando questa viene attaccata da alcuni insetti imenotteri che vi depongono le proprie larve. Queste sfere sono ricche di tannino, un colorante naturale, queste fatte seccare, polverizzate e unite a solfato di ferro e gomma arabica (che si ricava dall’acacia) costituivano il nostro inchiostro.
Teofilo nel XII secolo ci avverte che, in mancanza di galla, si può utilizzare anche la buccia di melograno
Si è sempre usato anche il famoso nero di seppia, ma era più complicato da ottenere in quantità adeguate.