Citando Cesare Beccaria “Il più sicuro, ma più difficil, mezzo di prevenire i delitti si è di perfezionare l’educazione“. Sfruttiamo la sua figura per mostrarvi nuovamente la bellezza di uno degli affreschi distaccati dal Palazzo del Magnifico, la residenza di Pandolfo Petrucci, e ora sparsi nei più importanti musei del Mondo: National Gallery of Art, The Metropolitan Museum of Art, New York e nella Pinacoteca Nazionale di Siena. Questo dipinto del Genga (1476-1551), di cui si notano gli straordinari colori, l’espressività dei volti, il paesaggio con l’accampamento romano, castelli, casupole e i famosi “monti azzurri” leopardiani, ha per tema il riscatto di prigionieri di guerra romani che sarebbero stati destinati altrimenti alla reclusione o alla morte. Esso si ricollega bene quindi all’opera principale del Beccaria “Dei delitti e delle pene” (1764): un volume che davvero cambiò il mondo, sferzato dalle invettive di Cesare sull’inutile crudeltà della tortura e la semplice assurdità della pena di morte, uno stato che condanna l’omicida divenendo omicida egli stesso.
Il Granducato di Toscana fu il primo stato al mondo a recepire i dettami del Beccaria e ad abolire la pena di morte col Codice Leopoldino (1786). Oltre a questo, si aboliva la tortura e si riduceva il carcere preventivo.