Michele Desubleo (Maubeuge, 1601 – Parma, 1676)
1641 ca.
dal Palazzo del Governo di Siena
Olio su tela
cm 263 x 220
Inv. 657
Un confronto con la tela raffigurante Erminia e Tancredi, proveniente dalla Galleria di Don Lorenzo de’ Medici e conservata oggi agli Uffizi, permette di riferire questo dipinto a Michele Desubleo e di proporre, per analogia, una datazione intorno al 1641.
Di origine franco-fiamminga, Desubleo soggiornò a Roma e a Venezia, ma determinante per la formazione del suo stile fu la permanenza a Bologna, dove fece suo il classicismo della scuola emiliana appreso nella bottega di Guido Reni. Anche nella tela della Pinacoteca Desubleo si esprime in uno stile caratterizzato da una gamma cromatica dai contrasti accesi e da forme pure e definite, come si può osservare nei volti perfettamente ovali e nelle anatomie, in cui virilità e sensualità si alternano in un sottile gioco di sguardi che lega le figure fra loro.
Il soggetto, di ispirazione classica, racconta il periodo di servitù di Ercole presso la regina Onfale di cui divenne amante, lasciandosi andare ad atteggiamenti sempre più effemminati. Mentre Ercole indaffarato nell’attività femminile della filatura tiene in mano un fuso, la regina si fregia degli attributi dell’eroe, indossando la pelle di leone e impugnando la clava. L’episodio, frequente nella pittura rinascimentale e barocca, illustra il dominio della donna sull’uomo o, più in generale, il dominio dell’amore sulla forza bruta.