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Guido da Siena e Dietisalvi di Speme, Dittico del Beato Andrea Gallerani

Autore

Guido da Siena (attivo a Siena nella seconda metà del sec. XIII)
Dietisalvi di Speme (noto a Siena dal 1259 al 1291)

Data
Materia e tecnica

tempera e oro su tavola

Misure

cm 128 x 77

Inventario

inv. 5

Note

Facce interne (Guido da Siena): Stimmate di San Francesco; Elemosina del Beato Andrea Gallerani; Apparizione delle Sante donne a Reginaldo; San Domenico prega per la guarigione di Reginaldo; Preghiera del Beato Gallerani davanti al Crocifisso

Facce esterne (Dietisalvi di Speme): Il Beato Gallerani accoglie quattro mendichi e pellegrini

Le due tavole costituivano gli sportelli di un armadio contenente le reliquie del beato Andrea Gallerani, morto a Siena nel 1251. Di famiglia nobile, dopo una gioventù in cui intraprese la carriera delle alle armi, il Gallerani fu allontanato dalla città a seguito di un episodio di violenza che alcune fonti descrivono come l’uccisione di un blasfemo. Al rientro in città rinunciò ai suoi averi e si dedicò a opere caritatevoli, riunendo intorno a sé un gruppo di laici attivi nell’accoglienza dei poveri ammalati, che secondo la tradizione diedero vita alla Casa della Misericordia.

Nella faccia interna degli sportelli lo spazio è suddiviso in più scene in cui la storia del Beato è messa in relazione con episodi della vita di San Francesco, San Reginaldo e San Domenico. Questa parte, per lo stile astratto, caratterizzato da un tratto vagamente rigido, è stata riferita alla mano di Guido da Siena. Un effetto diverso si ha invece osservando l’esterno dove il racconto dell’incontro fra il beato e un gruppo di pellegrini si svolge in un’unica scena, che occupa lo spazio di entrambi gli sportelli. All’immagine austera del beato, isolato sul lato sinistro davanti a un fondale architettonico, si contrappongono a destra quattro figure di pellegrini, ognuno caratterizzato nel volto e distinto negli elementi del vestiario. Compaiono infatti diversi tipi di bastone, un cappello e una bisaccia con la conchiglia di San Giacomo. La pittura, più morbida e mossa rispetto all’altra faccia delle ante, viene attribuita a Dietisalvi di Speme, uno dei maggiori protagonisti dell’arte senese del pieno Duecento.

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