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Simbiosi di Roberto Tedesco

Lunedì 7 ottobre 

alle ore 11.00 matinée per le scuole presso Palazzo Chigi Piccolomini alla Postierla  

Simbiosi  

di Roberto Tedesco  

Produzione KLM- Kinkaleri/Le supplici/mk  

 

Coreografia: Roberto Tedesco  

Interpreti: Laila Lovino e Melissa Bortolotti  

Musica: Rival Consoles, Senking, Pan-American, Jan Jelinek  

Durata: 30 minuti  

Produzione KLM- Kinkaleri/Le supplici/mk  

In collaborazione con Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza – Festival Danza in Rete, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara – Festival di Danza Contemporanea, Scenario Pubblico Centro di Rilevante Interesse Nazionale  

Con il sostegno di SupportER, azione di Anticorpi – rete di rassegne, festival e residenze creative dell’Emilia Romagna.  

Selezionato/a per la Vetrina della giovane danza d’autore 2023 – azione del Network Anticorpi XL coordinata dall’Associazione Cantieri Danza.  

Progetto finalista del Premio Prospettiva Danza Teatro 2023 e menzione speciale.  

 

“Quei due sono proprio in simbiosi”. Quante volte ho usato queste parole indicando due persone che ai miei occhi sono fatti l’uno per l’altr*, tra le quali c’è intesa su tutto e che appaiono felici insieme. In seguito alla ricerca e all’approfondimento svolto, a differenza di ciò che ho sempre creduto, scopro che applicato ai rapporti umani, il termine Simbiosi ha per molti psicologi una connotazione negativa. Le relazioni simbiotiche sono considerate forme di sviluppo negative, inibitrici della crescita individuale. La caratteristica principale di una coppia di simbiotici è la reciproca dipendenza tra i partner e la scarsa definizione dei confini interpersonali, al punto che più che un incontro tra due individui si realizza la costruzione di un unico corpo psichico. Queste coppie non conoscono il litigio, la diversità e la contrapposizione di opinioni e desideri individuali. I due infatti, si comportano come se a prendere decisioni fosse sempre una persona sola. Apparentemente indissolubili, invidiabili, condividono tutto e per questo si sentono persi quando il partner è lontano. Molti ritengono che questo sia il vero amore. Questo tipo di relazione, tuttavia, mantiene i due partner in una fase di perenne pre-adolescenza, in cui la crescita o la libertà dell’altro è percepita come una minaccia. In un aforisma famoso, Freud afferma ironicamente: “quando in una coppia i due partner sono sempre d’accordo su tutto, uno dei due sta pensando per entrambi”. Ciò significa che in una relazione simbiotica non c’è spazio per due persone, ma per una sola, sia uno dei due partner o la loro stessa fusione. Dalla letteratura psicologica che tratta l’argomento, emerge come nella vita di persone dipendenti affettivamente si riscontrino talvolta famiglie iperprotettive oppure genitori non sufficientemente capaci nel soddisfare gli autentici bisogni dei propri figli. Spesso queste diverse situazioni familiari possono portare l’adulto a stabilire un legame simbiotico con il proprio partner. L’uomo o la donna, in seguito alla perdita del rapporto affettivo simbiotico che avevano nella prima infanzia con le figure parentali, cercano successivamente di riprodurre tale rapporto affettivo con figure genitoriali sostitutive. Al momento in cui la coppia resta fissata nella fusionalità non c’è più evoluzione bensì esaurimento. Si tratta di coppie statiche nelle quali campeggia la gelosia possessiva, la volontà di pilotare la vita dell’altro e di renderlo quel che si vuole, dal momento che si vive l’altro non come “altro da se da amare” ma come propria appendice da preservare a tutti i costi.  

“…Ergetevi insieme, ma non troppo vicini: poiché il tempio ha colonne distanti, e la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.”  

da Il profeta di Kahlil Gibran 

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