Informazioni generali:
La chiesa nasce sulla spinta della committenza piccolominea e della cultura di cui il papa umanista e il suo entourage erano portatori.Iniziata a costruire ad aprile 1471 e finita nel 1477, fu il frutto di un convergere di interessi legati a una strategia di promozione familiare (della famiglia Cinughi) ma allo stesso tempo civica, poiché provvedeva alla riqualificazione urbana di un’area adiacente alla maggiore arteria cittadina ma che negli anni 60 del Quattrocento risultava degradata. All’epoca della sua costruzione, era l’unico edificio sacro dedicato alla Vergine oltre alla Cattedrale. L’intitolazione alla Madonna delle Nevi si inserisce nel solco di una rinnovata focalizzazione – che si ebbe proprio durante il pontificato di Pio II, stretto amico di Giovanni Cinughi – sulla basilica mariana romana di Santa Maria Maggiore e sul miracolo della neve dal quale la basilica pontificia aveva tratto la sua fondazione.La famiglia Cinughi, sebbene originatasi dai Pazzi fiorentini, prese il nome dai discendenti di Cino di Ugo di Pazzo (chiamato appunto Filii Cini Ughi) che fu eletto tra i signori Nove di Siena nel 1297. L’appellativo familiare perciò si formò nei primi decenni del XIV secolo. Giovanni Cinughi divenne vescovo di Pienza il giorno di San Giovanni Decollato (29 agosto) del 1462 per volere di Papa Pio II, suo fedele amico. Se la committenza è da trovare in Giovanni Cinughi (che con debita petizione al Concistoro del maggio 1470 richiede l’autorizzazione per poter edificare una chiesa in honore de la gloriosa Vergine Sancta Maria), la sorte volle che il vescovo non vide neppure l’inizio dei lavori essendo sopraggiunta la sua morte nel settembre 1470. Della costruzione si occuparono dunque i cugini di secondo grado, Cino, Checco e Nello Cinughi.
L’architettura:
Il nuovo gusto architettonico rinascimentale si esplicita nella sobria facciata, chiaro richiamo all’ antico e che costituisce l’elemento estetico di spicco dell’edificio. La pietra serena con cui sono realizzate le lesene, il timpano, il fregio e il portale si stacca dalla pietra della facciata e dal rosso laterizio del timpano creando un’alternanza di colori peculiare per la nuova sensibilità rinascimentale. Contrariamente a quanto avviene di solito, gli spioventi del frontone non si congiungono alla trabeazione poiché la volontà dell’architetto è stata quella di slanciare il coronamento grazie a questa soluzione che tende a sfuggire a una visione dal basso non alla giusta distanza, data l’angustia di Via dei Montanini. L’interno, formato da due campate a crociera costolonata le cui volte s’innestano su semicapitelli in pietra serena, presenta ancora retaggi gotici. L’estrema austerità, la presenza di un solo altare liturgico all’interno della chiesa, le esigue finestre poste molto in alto per evitare il contatto con la caotica quotidianità della strada sono invece tutti elementi prodotti dalle nuove idee albertiane che qualche decennio prima erano state messe per iscritto nel VII libro del De re aedificatoria. Parrebbe quindi, considerando anche le similitudini con gli ambienti creati per la nuova cattedrale di Pienza, che Santa Maria delle Nevi sia un felice tentativo di tradurre in un linguaggio tipicamente senese le novità del rigore architettonico rinascimentale che potrebbe trovare nel Vecchietta (Lorenzo di Pietro) il suo ideatore. La chiesa ha poi subito interventi alla metà del Seicento e l’aggiunta, a metà Settecento, di decorazioni a bassorilievo di mano di Giuseppe Maria Mazzuoli, facendo così della chiesa di Santa Maria delle Nevi un luogo custode di testimonianze della scultura del XVIII secolo.
La Pala e il culto della Madonna delle Nevi:
A decorare l’unico altare della chiesa, entro un imponente altare in stucco policromato che non è però originale, è una pala centinata realizzata da Matteo di Giovanni nel 1477, come mostra l’iscrizione sul pavimento, raffigurante la Madonna delle Nevi accompagnata da un quartetto di santi e da una corte di angeli ‘nevofori’ (ovvero che sorreggono e producono neve).Assieme alla chiesa progettata verosimilmente dal Vecchietta, col dipinto di Matteo di Giovanni, i Cinughi ricreavano dunque a Siena un microcontesto che ai contemporanei colti doveva richiamare immediatamente il sogno rinascimentale di Pienza proprio perché per la cattedrale di Pienza Matteo di Giovanni aveva realizzato due pale d’altare.La pala è una delle più riuscite prove di Matteo di Giovanni per il complesso colorismo e per la ricchezza dei dettagli.La presenza di Santa Caterina nella pala è spiegabile per tre motivi: Caterina fu canonizzata dallo stesso Papa Pio II nel 1461; i componenti della famiglia Cinughi si facevano seppellire nella chiesa di San Domenico, chiesa dell’ordine di cui faceva parte Caterina; il nome della madre di Giovanni Cinughi, a cui lui era molto legato, era proprio Caterina. La presenza di San Lorenzo non ha diretti legami con la famiglia Cinughi ma i due cappellani della chiesa incaricati dal vescovo Giovanni, prima della sua morte, si chiamavano entrambi Lorenzo. Il precedente della pala a Santa Maria delle Nevi è la Pala Placidi di cui la parte centrale è conservata nella chiesa di San Domenico ma la splendida lunetta con l’Adorazione dei pastori è nella Pinacoteca Nazionale di Siena. Nel basamento si trova una predella con tre storie relative alla leggenda che diede vita all’immagine della Madonna delle Nevi: Maria, facendo cadere la neve a Roma nell’agosto del 358 d.C., mostrò a papa Liberio il luogo nel quale edificare la più importante basilica mariana dell’Urbe, ossia la basilica di Santa Maria Maggiore. Il culto però si diffuse a Siena solo nel Quattrocento; è probabile che ciò si debba ad Antonio Casini arciprete della basilica romana di Santa Maria Maggiore e vescovo di Siena che fece fondare in cattedrale il primo altare dedicato alla Madonna delle Nevi in città nel 1423. L’immagine della Madonna delle Nevi è stata declinata in maniera differente a seconda della sensibilità di pittori e committenti diversi, sensibilità che danno vita ad alcune opere conservate presso la Pinacoteca Nazionale di Siena come la pala d’altare Madonna della Neve di Girolamo di Benvenuto e lo stendardo Madonna della Neve di Neroni Bartolomeo detto Riccio.
Matteo di Giovanni e la Pinacoteca Nazionale di Siena:
Nato a San Sepolcro intorno al 1428. Trasferitosi da piccolo a Siena, fu allievo del Vecchietta ma seguì presto un linguaggio più donatelliano, in particolare nelle deformazioni fisiognomiche. Al primo periodo giovanile appartengono un polittico, ora nel Museo di Asciano e due tavole dipinte per il Duomo di Pienza in cui manifesta la conoscenza della visione cromatica e compositiva di Antonio del Pollaiolo e Liberale da Verona. Verso la sua maturità si avrà un addolcimento delle forme. Con il prosieguo del tempo le figure cominciarono a perdere la nettezza del disegno e la compiutezza formale degli anni Settanta. I volti divengono più arrotondati e le palpebre si socchiudono; i panneggi si irrigidiscono in pieghe secche.Morì nel 1495
La formazione di questo artista di borgo San Sepolcro è comprensibile solo con la visita in Pinacoteca poiché la fase primitiva e quella matura si esplicitano nelle opere lì esposte.Otto le opere presenti nel museo: Madonna in trono col Bambino e quattro angeli (1470)opera giovanile dove inizia il suo stile più proprio dopo la formazione; due Madonne devozionali (1480-1490); lunetta dell’adorazione dei pastori (1480-1490); Madonna col bambino 283 (1485-1490); La Maestà (1480-1495);Madonna con Girolamo e Francesco; Madonna con Santa Caterina e Sebastiano(con collaboratore).